Blog

ORRIBILE DELITTO, RITROVATO CADAVERE SQUARTATO

L’oralità del processo è stata assassinata. 

Il cadavere dell’anziana, orrendamente squartato, è stato ritrovato all’alba del 17/10/2022 da un passante che si era svegliato di buon mattino per acquistare la Gazzetta Ufficiale appena uscita quel giorno, riportante il nuovo d.lgs.149/2022 (cd. riforma Cartabia).

Compiute le prime indagini, gli inquirenti ritengono che il colpo di grazia possa essere stato inferto dal nuovo art.127 ter del codice di procedura civile laddove prevede che: “L’udienza, anche se precedentemente fissata, può essere sostituita dal deposito di note scritte, contenenti le sole istanze e conclusioni, se non richiede la presenza di soggetti diversi dai difensori, dalle parti, dal pubblico ministero e dagli ausiliari del giudice …”.

L’oralità del processo era nata, dopo lunga gestazione, nel 1940 con il Regio decreto di approvazione del codice di procedura civile ed aveva avuto genitori illustri: il padre, il noto giurista Chiovenda e la madre, la commissione presieduta dal ministro Dino Grandi e composta dai più autorevoli giuristi dell’epoca tra i quali Carnelutti, Redenti e Calamandrei. Entrambi i genitori l’avevano educata al perseguimento della Giustizia, convinti che il processo civile ispirato all’oralità fosse preferibile a quello scritto.

Nel sogno dei genitori, perseguito dall’oralità, occorreva realizzare nel processo un immediato confronto in udienza tra le diverse tesi sostenute dalle parti, in modo da consentire al giudice una decisione pronta, dopo aver diretto gli avvocati delle parti durante l’istruttoria per raggiungere una più rapida ed efficace soluzione della controversia.

L’oralità avrebbe dovuto peraltro collaborare in armonia con la scrittura, entrambe queste arti avrebbero dovuto essere esercitate da tutti gli attori processuali senza che l’una prevalesse sull’altra.

L’aspirazione è rimasta tale: numerosi colpi sono stati inferti all’oralità nel corso del tempo, tanto che, come in Assassinio sull’Orient Express, non è possibile determinare chi sia la mano assassina.

I numerosi interventi legislativi di riforma del codice, il moltiplicarsi dei riti processuali, l’eccesso di litigiosità del popolo italiano enfatizzato dall’avvocatura, l’organico ridotto dei magistrati, la lentezza dei giudici nella lettura e approfondimento dei fascicoli di causa, la verbalizzazione delle istanze orali proposte dalle parti in udienza.

Di tutte, forse quest’ultima ha cagionato la ferita più grave. C’è stato un lungo tempo in cui, nei tribunali più rispettosi del diritto, gli avvocati arrivavano in udienza muniti di fogli usobollo (perché le cancellerie non avevano tempo, soldi e cura per dotare i fascicoli dei preziosi pezzi di carta) e, in piedi, appoggiati contro qualche muro, compilavano il verbale, spiegando le proprie deduzioni, svolgendo le proprie opposizioni, ribadendo, contestando, domandando, eccependo, sostenendo e ferendo la povera oralità.

Terminato il verbale, poi, i bravi avvocati si mettevano in fila col fascicolo in mano aspettando il proprio turno per arrivare davanti al giudice il quale, il più delle volte, dando atto, disponendo, decidendo o, con maggior piacere, rinviando, sottoscriveva il verbale, il tutto all’insaputa del cancelliere assente.

Ferita, allo stremo delle forze, l’oralità si è trascinata negli anni fino ai tempi del Covid, epoca in cui un’ulteriore pugnalata le è stata inferta dalla normativa sull’udienza da remoto.

La cura per contrastare il virus ha tuttavia scatenato una nuova, decisiva, lesione. Nessuno degli operatori di giustizia ha inizialmente provato dolori lancinanti quanto, invece, un sottile piacere. I giudici hanno apprezzato la possibilità di vedere solo a distanza gli avvocati senza più dover ricevere quei fastidiosi insetti e questi ultimi hanno amato la possibilità di rimanere nel proprio studio ad attendere comodamente il collegamento telematico con il giudice anziché dover andare in tribunale per affrontare lunghe attese, prima di veloci e deludenti udienze.

Il sorriso provocato dal sottile reciproco piacere, ha però costituito l’apertura per far insediare il verme che ha ucciso il sistema immunitario dell’oralità.

La vecchia, ormai prostrata da decenni di fatiche e incomprensioni, dissanguata dalle cattive interpretazioni e dai sospetti, è così morta.

Dopo l’autopsia di rito, i funerali si sono svolti senza lacrime tra pochi intimi.

Ironicamente, l’epitaffio sulla tomba è scolpito all’art.180 del cpc che, quasi come un pietoso haiku, afferma che “la trattazione della causa è orale”.

IMPOSTA COOKIES

@ Studio Legale Fidone e Di Gangi - Privacy Policy
ELISA DI GANGI - C.F. DGNLSE75P66B157Z - P.IVA 04008530281 - Polizza RC professionale Generali Italia S.p.a. N.371013572
WALTER FIDONE - C.F. FDNWTR75H25F251C - P.IVA 02342791205 - Polizza RC professionale Generali Italia S.p.a. N.371013573